... una bella testimonianza-ricordo di Ernesto De Nardin, che ci ha permesso di pubblicizzarla nella pagina del gruppo, scritta a Manuela in un primo contatto con l'Associazione: una esperienza che lo ha segnato positivamente nella sua permanenza allo Scilla ancora giovane studente ......


Cara Manuela, mi stai aiutando e perciò sento la responsabilità di spiegarti. Prima di tutto mi scuso del mio italiano; dopo così tanti anni negli USA qualche strafalcione o americanismo è inevitabile (e un computer che disperatamente crerca di correggere in inglese, lol). Lo Scilla per me ha un significato enorme. Nato e cresciuto a Roma, la mia infanzia è stata felice. Mamma, papà, nonna, famiglia…tutto ciò che poteva dare sicurezza, amore, calore faliliare, e tradizioni ad un fanciullo…fino alla morte di mia madre; avevo nove anni e lei 31 (cancro). In più per il lavoro di mio padre viaggiavamo molto (abbiamo passato vari anni in Africa)…nella combinazione di queti eventi la mia è cambiata in un attimo. Tutto ciò che mi era caro è scomparso: famiglia, casa, amici, parenti…un senso di “belonging”, non so come si dice in italiano…sono scomparsi in un attimo…mio padre ha cercato di essere papà e mamma ma doveva lavorare (a quei tempi abitavamo in Somalia), ma era difficile. Perciò a dodici anni mi ha mandato allo Scilla. Tuti dicevano, povero bambino, mandato in un collegio militare…non si rendevano conto che lo Scilla era il rimpiazzamento della famiglia che mi era stata crudelmente rubata anni prima. Per la prima volta in vari anni avevo una struttura…si mangiava ad una certa ora; si studiava ad un altra…avevo amici e protettori…da un ragazzino spaurito al primo anno, un ragazzino che piangeva alle più piccole difficoltà lo Scilla mi ha aiutato ad affrontare difficoltà in un modo migliore. Ho fatto a pugni con numerosi marinaretti e ho perso la maggioranza delle volte, ma ho fatto anche amicizie d’acciaio…tutto sommato lo Scilla mi ha dato una molecola di forza che, negli anni, è cresciuta e mi ha dato il calore che mi ha aiutato a sopravvivere i momenti più freddi della mia vita. Ora, grazie a Dio, sono stabilito; cara Manuela, sono molto fortunato: i miei studenti mi temono ma mi rispettano, e i miei colleghi rispettano il mio lavoro e le mie opinioni. Amo le mie ricerche e il mio insegnamento e il mondo accademico per me è la cosa più vicina alla fontana della giovinezza che uno possa avere. Ma nessuno attorno a me potrebbe capire che effetto ha fatto l’Istutito Scilla su quell ragazzino triste e spaurito che ero allora. Solo tu, e gli altri marinaretti, possono capire. Perciò ti ringrazio, mia cara Manuela, e, in contraccambio, se mi mandi il tuo indirizzo, ti mando uno dei miei libri (gratis). Grazie ancora; un abbraccio, con affetto, Ernesto.